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CAMPOSTABILE
Vincono il concorso per il Monumento in Piazza Largo Venezuela i giovani siciliani CAMPOSTABILE.
La giuria di esperti, riunita il 9 novembre presso la Fondazione Zimei per la presentazione dei bozzetti insieme ai membri del Comitato e al pubblico partecipante, assegna il premio al giovane duo siciliano, la cui proposta viene giustamente definita dal Pres Antonio Locantore come una “casa” distrutta ma che al suo interno mantiene ancora la sua identità e la sua memoria, per augurare una rinascita democratica del Venezuela.
Il progetto vincitore
Piazza largo Venezuela, in quanto “piazza”, luogo di ritrovo, si propone come ideale simbolo di aggregazione, certificazione di forte vitalità di una comunità. La nostra idea è che in questa piazza si debba dare un segno di rifondazione/ripartenza, a partire dalla “Forma” il nostro intervento si propone come una scultura astratta, che prende vita da una serie di immagini che ci restituisce il web sulla base di alcune parole chiave riguardanti la situazione Venezuelana. Le immagini selezionate e ritagliate in un collage che ne elimina quasi interamente riconoscibilità del contesto e identità iniziale possono essere di vario genere, immagini drammatiche, giocose o simboliche che si fondono assieme e si annullano nel ricreare una nuova forma di immagine che viene racchiusa / custodita all’interno della scultura.
Ripartire dalla forma significa per noi assumere una posizione etica. Una nuova forma contenitiva nello spazio tridimensionale, come una nuova casa dentro un punto di ritrovo e riferimento fuori per ricominciare.
Intervista a Campostabile
Da dove nasce la vostra passione per l’arte?
Un po’ di background, dagli studi alle prime mostre, ma anche esperienze o ricordi dell’infanzia.
Il nostro percorso è legato all’arte fin dall’infanzia. Scegliamo entrambi di frequentare il Liceo Artistico e li ci conosciamo.
Da allora abbiamo continuato in parallelo assieme il nostro percorso finchè, arrivati in Accademia a Palermo, siamo diventati una vera e propria coppia, prima nella vita e poi a livello artistico. Abbiamo frequentato l’Osservatorio dell’Accademia di Palermo, un organismo di studio e di ricerca delle migliori realtà giovani e alcuni importanti professori che sono stati fondamentali nella nostra crescita.
Il nostro modo di processare e di vedere il lavoro si è rivelato tanto distante quanto simile e quindi complementare. Ci siamo accorti di muoverci su piani che passano spesso dal digitale per tornare alla minuziosità manuale, fino a intrecciarsi con ambiti come la cucina e il materiale del cibo, potendoli fondere assieme in una ricerca che alla fine ragiona spesso trasversalmente attorno l’idea di pittura. Abbiamo diversi modi di processare le idee che ci portano ad essere complementari l’uno per l’altra.
La nostra storia artistica inizia esattamente nel 2012 con la prima mostra in cui abbiamo testato in maniera concreta il nostro linguaggio per la prima volta.
Qual è il vostro legame con il Venezuela?
Amici o parenti emigrati in o dal Venezuela, interessi personali.
Non abbiamo avuto un rapporto diretto con il Venezuela. L’argomento ci è sempre arrivato come a molti da lontano e in modo poco approfondito. Certe volte sparisce dalle cronache poi ricompare, ma nessuno riesce realmente a capire dai media quale sia la realtà della situazione Venezuelana. Un Paese che entra ormai nell’interesse comune, non per la sua bellezza e cultura ma per i problemi interni e la preoccupazione per il futuro, che è stato ciò che ci ha spinti ad interessarci alla questione.
Com’è nato il vostro rapporto con la Fondazione Zimei e con il Comitato Monumento Piazza Largo Venezuela? Cosa vi ha attratto del Concorso organizzato dalla Fondazione?
Conoscevamo già la Fondazione prima di questo concorso, ma non sapevamo della creazione del Comitato per il monumento. Il concorso prevedeva una selezione e un invito, come altri siamo stati scelti per partecipare e abbiamo accolto l’idea subito con grande interesse e come una grande sfida. Abbiamo voluto dare voce ad una Comunità e ad un Paese che ha subito durante gli anni un furto d’identità, di diritti e di un futuro.
Soprattutto è stata sottratta la casa di tanti persone che sono venute a vivere in italia dal Venezuela, e di tanti italiani emigrati che hanno ricevuto opportunità dal Venezuela.
Per noi è un grande onere e onore avere ricevuto questa responsabilità votati non solo dalla giuria ma anche della comunità locale.
Cosa ha ispirato la proposta presentata al concorso, e cosa rappresenta?
Com’è nata l’idea, come si è sviluppata e perché.
Pensiamo che sia complesso esprimersi su qualcosa che non si vive in prima persona, che sta così lontano da te.
Lontano fisicamente, culturalmente, politicamente, quasi un altro pianeta, un altro mondo.
Quando pensi di saperne qualcosa, ti accorgi che ti sei convinto sulla base di notizie che arrivano con il contagocce, fumose, masticate e rielaborate, selezionate, rese incomprensibili dalla complessità del groviglio che si è creato. Una caricatura sfocata, che restituisce una visione parziale.
Un popolo è fatto soprattutto di memoria, non di DNA. Per quanto quella memoria possa essere complessa e travagliata, il diritto delle persone che si sentono parte di un popolo è quello di poter essere loro stesse, in prima persona, un mezzo per veicolare della propria identità e per poter sperare che questo sia utile ad espanderla, portandola nel mondo per farne un mattone di una sempre nuova esistenza. L’identità muta nella visione del futuro, non nel mantenimento statico del passato.
In Venezuela è forse finita una fede, una credenza, la fiducia in una possibilità di trasformazione sociale.
Non è stato fatto o non si è riusciti in quello che si era detto di voler fare.
Quando crolla una fede, crollano le fondamenta. Sembra che non rimanga nulla in piedi, per questo bisogna ripensare da capo. E’ morta un’idea, non è morto un popolo.
Piazza Largo Venezuela, in quanto “piazza”, luogo di ritrovo, si propone come ideale simbolo di aggregazione, certificazione di forte vitalità di una comunità.
La nostra idea è che in questa piazza si debba dare un segno di rifondazione/ripartenza, a partire dalla “Forma”.
Il nostro intervento si propone come una scultura, che prende vita
da una serie di immagini che ci restituisce il web, sulla base di alcune parole chiave riguardanti la situazione venezuelana. Le immagini, selezionate e ritagliate in un collage che ne elimina quasi interamente la riconoscibilità del contesto e l’identità iniziale, possono essere di vario genere, drammatiche, giocose o simboliche. Si fondono assieme e si annullano nel ricreare una nuova forma che viene racchiusa / custodita all’interno della scultura.
Ripartire dalla forma significa per noi assumere una posizione etica.
Una nuova forma che contenga simbolicamente i frammenti del presente e del passato per costruire una nuova casa per l’inizio per un grande futuro.